Come combattere ansia e stress nello sport

Paura di vincere: la nikefobia. Cos’è e come si tratta?

paura di vincereChe cos’è dunque la paura di vincere o nikefobia? Perché si dice di qualcuno che non è vincente? Perché alcuni sportivi invece riescono a utilizzare al meglio tutte le loro potenzialità psicologiche e atletiche per rendere sempre al meglio in ogni competizione ? E’ possibile cambiare e uscire da queste condizioni di paura e di insicurezza? Si può riuscire a mettersi in gioco pienamente con tutte le proprie competenze psico fisiche?

Lo sport come metafora di sé

Innanzitutto è importante ricordare come  lo sport sia una metafora della competizione tra persone. Se ciò è condiviso possiamo ipotizzare che ciò che spaventa e produce ansia non è tanto lo sport in sé ma la relazione interpersonale con l’altro e la relazione, spesso inconscia, con se stessi.

Perciò potremmo dire che la paura di vincere, a volte anche la stessa paura di gareggiare, è legata alla idea che la persona ha costruito sul sé. Inoltre è legata ai valori che ci si attribuisce e alla posizione che pensa di meritare nella società, al ruolo che ritiene di poter giocare nel mondo.

Di conseguenza attraverso la paura di vincere la persona manifesta un percezione di sé come persona fragile e insicura e la sensazione di “valere poco”. Se vincesse dovrebbe accettare l’idea di essere “superiore”, almeno per quella attività e relativamente a quella persona. Tuttavia tale sensazione può essere per lui troppo forte e pericolosa. Infatti rappresenterebbe un cambiamento della idea di sé che l’individuo non è ancora pronto ad accettare.

Non essendo pronto ad accettare questa possibile nuova idea di sé preferisce perdere o anche non lottare. Questo gli permette di rimanere nella propria condizione che vive come rassicurante perché è ben nota e chiara.

Quindi è ormai assodato che il cambiamento personale, anche quando potrebbe portare a condizioni migliori e più adattive è sempre una cosa particolarmente difficile. Spesso la persona “preferisce” rimanere nella propria condizione data perché essendo conosciuta rappresenta una condizione meno ansiogena che non il risultato del cambiamento che è, ovviamente, ignoto. Continua….